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Tre soldi la Saraghina... primo festival del cuore, Rimini, giugno 2017

                                Primo festival del cuore. Tre soldi la saraghina
               Rimini, 17 giugno 2017 – Pescheria storica – Piazza Cavour – ore 18-21
Riminiricama (Albertina Fattori) www.riminiricama.it, Libreria Mondadori (Alessandro Bacci) www.mondadori.rimini.it , Giullari senza fissa dimora (Paola Capitani) http://libronelbicchiere.blogspot.com, Associazione Piccoli Grandi Cuori www.piccoligrandicuori.it , Be Kind and more (Susanna Castellini) www.bekind.it, Tipografia Calducci Firenze (Marco Fantechi) , Italiauomoambiente, (Alberto Pestelli). www.italiauomoambiente.it
    hanno pensato ed organizzato il primo Festival del Cuore, a Rimini, per provare a intrecciare su più piani e livelli attività e progetti, cultura e animazione, creatività e poesia.
   Una rete di solidarietà e amicizia che tesse rapporti di affetto e rispetto, di cultura e di collaborazione, per vivere al meglio il quotidiano. Il CUORE, insieme di reti e nodi, di trame e orditi per tessere un mosaico che sostiene e supporta nei momenti di buio e sconforto.
    Alcuni aforismi tanto per iniziare
    La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno. Gandhi
     La serata è dedicata all’Associazione Piccoli Grandi Cuori Ospedale Sant’Orsola di Bologna che ha salvato tanti bambini e tra questi uno speciale ringraziamento da Cinzia e Zeno di Firenze, operati a distanza di pochi giorni dallo stesso cardiochirurgo che li ha fatti vivere nuovamente attraverso quella generosa donazione.
     Romagna e Toscana due regioni confinanti, simili per passionalità e impegno, cultura e storia ma diverse per temperamento e abitudini: una col cuore in mano, l’altra ironia e arguzia … complementari per formare un insieme di cuore e testa e fare rete per creare sinergie utili a tutti.
                                                        Paola meticcia tosco romagnola scomoda e indipendente
                                    Dieci regole per vivere con il partner (Viareggio, Giovane Holden, 2012)
 La serata del 17 giugno è stata programmata e organizzata dai Gemelli zodiacali toscani e romagnoli tra cui: Albertina, Alessandro, Loretta, Marco Allegro, Nicola, Paola, Silvana,Tommaso e altri che saranno presenti anche a distanza … auguri auguri auguri!!!
Gemelli - Maestri della pubblica relazione avete sempre la mail e il cellulare pieni di messaggi che arrivano da ogni parte della terra. Il cervello inondato dalle idee. Intelligenti e freschi oggi dilagate senza incontrare ostacoli. Momento ideale per tessere trame anche nuove. Nessuna preclusione.

  Il prossimo incontro per i nati nel segno del Cancro  da Cristiana a Viareggio, nel suo giardino magico dove si respira fantasia e armonia e dove chi sa ascoltare sente quel che si ode col CUORE.
                     Lasciare la mail per essere informati dei prossimi eventi:
 Te con brio, Teatro in casa, Casa artisti di Borgo a Buggiano, il Giardino della scrittura da Giovanna a Nicola di Luni (SP), La casa dei Giullari da Paola a Borgo San Lorenzo (FI), la casa di Be Kind and more a Rimini. E ancora
L’amore non basta mai ma soccorre
Amare non permette di salvare ma permette di aiutarsi e dare gli strumenti per affrontare i problemi, riconoscendo l’alterità dell’altro.  L’altro non è mai identico a noi.… Il riconoscimento di quel che sei non di quel che vorrei che tu fossi. Evitare il Delirio di onnipotenza..da Michela Marzano. L’amore che mi resta
Marco Fantechi


Sembra di poter dominare tutto da quassù
    con il mondo che si espande
    verso la valle che inizia a vivere
    e le due montagne di qua e di là
    a incanalare la nuova giornata.
I boschi avvolgono di speranza
    le attese di ognuno di noi,
    con il verde riposante
    che trasmettono dalle chiome
    dei loro alberi resi rigogliosi
    da stagioni di pioggia incessante.
Un pallido sole cerca di incoraggiare
     nuove avventure,
     esige che la mia forza sia giovane
     per poter accompagnare
     quella dei pargoli,
     felici di questi momenti unici.
Mi manca il caffè,
     mi manca una condivisione adulta,
     mi manca un abbraccio caldo.
Ma per fortuna
     non mi manca altro,
     ho me stesso,
     e per questo mi ripeto
     che sono fortunato.

Il calore della luna
Quando tutto sembra fermo,
quando il mondo è addormentato,
quando il mio sonno decide
che è l’ora di star svegli,
ecco che sei lì,
bella, imponente,
paradossalmente solare.
Mi guardi, ti guardo,
e ci scambiamo l’occhiata civettuola
di chi si capisce al volo,
di chi è sulla stessa lunghezza d’onda,
di chi non ha bisogno di tante parole
per dirsi che è bello ritrovarsi,
io nel mio giardino silenzioso
e tu nel cielo scuro,
reso meno scuro dal tuo acceso bagliore,
in compagnia delle tue fedeli stelle,
che in questi giorni hai ridotto
a dame di compagnia,
sottomesse alla tua imponente lucentezza.
Quante canzoni ti hanno dedicato,
quante poesie hanno scritto su di te.
Sono tutti omaggi sinceri
di chi ha potuto godere
almeno qualche volta
di quel calore avvolgente
che riesci a regalarci
anche in notti gelide
come questa di metà febbraio.

Marco
Sei mancato, amico fraterno, d’un tratto,
e si è aperto per me il tempo del dolore.
In quei giorni di nuova alba per noi,
il tuo volto era in primo piano
nel mio immaginare il futuro.
Mai un giorno ho trascorso
senza averti in mente almeno un istante,
visto che anche grazie alle tue parole
avevo ricominciato a pensare.
Ora che non ci sei,
ti vedo come non mai,
con il sorriso di chi ce l’ha fatta,
con la rabbia che conosce
solo chi ha lottato e vinto,
con la baldanza nell’affrontare
i disagi della vita,
con la tua immensa umiltà,
i tuoi pensieri inquieti
e la tua sgraziata, per gli altri, generosità.
Ora che non ci sei
ti vedo a me vicino,
che mi parli, spirito libero,
con la tua consueta e originale intelligenza,
con le tue perle di rara saggezza,
con la tua tipica parlata sanfredianina,
come facevi prima.
Ora che non ci sei
non verso lacrime,
perché quelle che avevo
le ho esaurite quel pomeriggio afoso.
Ora che non ci sei
non verso lacrime,
perché tu sei qui con me,
ancora.

Nato a Bagno a Ripoli, vive a Lastra a Signa lavora a Firenze nella Tipografia Calducci. Pubblica dal 2003 poesie, saggi, fiabe di Paola Capitani. Partecipa a incontri e tavole rotonde del Gruppo web semantico per fornire la sua competenza e il suo punto di vista.

Juri Meda
Assenze di luce
Assenze di luce
irrompono inattese
nelle traiettorie prospettiche
che dai miei corrono 
ai tuoi occhi
serrati, in attesa, 
come quelli d’un bambino
che stringa a sé le palpebre 
per imporsi sogni
che tardano a giungere 
tra tanta luce. 
Ti vedo. Non mi vedi.
Una nuova assenza 
cala tra noi, 
tra i tuoi sogni e i miei. 
Ti vedo.
Non mi vedi.

Alla fine del giorno
Alla fine del giorno
siedo una roccia
tra i vitigni acerbi
che sanno di mosto, 
di piedi nudi di donna
infangati di rosso,
di canti selvatici 
e di festa,
tra i voli di coleotteri estinti
in cerca di facili amori
e il pensiero di te lontana, 
in fuga da me … da te …
da ogni cosa che sia 
umana, 
sospesa tra un passato
che ti è parte   
e il sogno intenso d’un domani, 
alla fine del giorno.
Estate
L’estate 
il fiume serpenteggia stanco 
tra verdi argini 
in vesti fiorite 
e dolcemente carezza 
pendule chiome di salice
dall’afa prostrato 
a stillar balsamica linfa 
sull’onda ferita.
E svapora il mio spirito
animale 
nell’estate siderurgica
tra sussulti di pesci 
e planar d’uccelli 
in preda.

Nato in un borgo rurale della Val Padana, è uno storico appassionato e un poeta per diletto. Parole non dette, pubblicato con Ilmiolibro.it (2012), è la sua prima raccolta di poesie. Con Paola Capitani e Ruth Cardenas Vettori il ciclo di poesia e musica presso la cripta della Maddalena in Santa Croce a Firenze nel 2001.

Stefano Mura
La notte dell’ascoltatore
   un rivolo di musica esce dallo stereo
   sospinge note musicali, un giro in aria
   come foglie le note  si  spargono
   sul cuscino, sulla coperta, sulla foto
   dei miei genitori sul comodino
    e mio padre è un signore baffuto di re e mi
    e mia madre veste una parrucca di sol diesis e bemolle
    il sorriso è una scacchiera di fa, di do, di la, sdentato.

I due
Erano venuti  con due auto diverse
   ma ora raggomitolati sotto la stessa coperta
   la coppia svaniva in un sole che nessun occhiale poteva parare,
    mentre solo un violino tiriterava
   dalla radio dell’auto con i finestrini aperti.
Chiunque essi fossero insegnavano agli altri
   la  inconsapevolezza felice del corpo,
   il rinnovamento cellulare, l’esilità del filo di fumo
   e che io fossi seduto con comodità o scomodità
   con la tazza piena o vuota di caffè, ipocrita o sincero
   ai due sotto la stessa coperta  non interessava per niente
   e neanche che fossimo in dieci od in venti,
   comodi o scomodi con caffè o senza, 
   tutti senza lamenti per mancanza di eventi,
   non si vedevano peni o vagine,
   seni o polpacci, glutei, fianchi
   spalle tornite ma nudità infinite, splendenti nel cielo
   stagliate sul verde del prato,
   ritagliate nel profilo di luce.

La notte del festeggiato
Gli ospiti parlano con allegria, io sono seduto.
E l’orchidea bianca sul davanzale mi sorride
La pianta da appartamento è elegante in sparato e cravatta
Il tavolo tondo ha un’aria intellettuale, coperto di libri
   li legge all’incontrario, sfoglia le pagine da    
          sotto in su
   compiaciuto alle frasi dell’ autore prediletto
   le fotografie parlano tra loro, stupite
   Il divano di velluto porta i segni di persone sedute
    ma non c’è nessuno a pesare sulle molle
    Il  divano azzurro ascolta la radio
    la sedia antica muove le gambe
     in un perfetto tango salon.
Il clown di Chagall sospira deluso,
     i bambini della scena di spiaggia
     gettano grida e schizzi che arrivano sulle mie mani.
Gli amici in salotto muovono le labbra
     ma le parole sono scritte nei loro occhi,
     passano veloci come informazioni di borsa
     sul palazzo di Times Square. sono seduto.
Tutti parlano con allegria con il bicchiere in mano.
     penso di essere l’unico ad aver visto tutto.

La notte del lettore
Dormo.  Apro gli occhi
   le dita tra le pagine del libro.
Le lettere, i punti, le virgole
   come formiche in fila
   passati sul mio corpo
   sono scesi  sul pavimento.
Guardo la fatica delle lettere
   capovolte, frenetiche, rapite in estasi
   preoccupate poi  per l’alba,
   ritornano nel libro-formicaio
   ma  nella stanchezza dei sensi
   non trovano  la via, 
   e al mattino i libri strabordano
   parole, note sparpagliate e ripiegate,
   mucchi di virgole, parentesi, tratti, punti, 
   esclamazioni,  domande - le domande
   che giammai immaginarono
   autore,  tipografo e lettore.  

Una cosa in ferro
Una cosa in ferro, un niente luccicante
   con uno spigolo di un colore indefinito
   e senza traccia, sparito, un oggetto ordinario
   non disordinato, non uguale a niente
   senza tante differenze.
Un coperchio che è cambiato,
  interpretazione nuova
   di una  cosa che rinnova sine cura
   e scintilla convincente di pulito
   e ripulire, e lavare e lucidare.
E’ un oggetto che può dare
   senza alcuna obbligazione.
Il colore è già cambiato, pare
  un bianco arrotondato.
Lo guardo e mi domando
   ma cos’altro è già cambiato?
E’ che dà una sottile gioia
   non averlo cestinato
   ma per caso destinato
   ad una seconda vita,
   il piacere è nell’allontanare la stanchezza
   e in ogni caso c’è un affare,
   la miglior cosa è nell’usarlo
   con un poco di gratitudine .
Un coperchio, una scatola di fiammiferi
   un vestito, un gelsomino, della calma col caffè
   un straccio rosso e verde e una cosa bianca
   una cosa nera ed una cosa bianca.
Cosa è la disgrazia, è nella noncuranza.

Note biografiche

Ha svolto vari lavori tra cui - amatissimo - il bibliotecario, alla biblioteca Corsiniana ed alla Nazionale di Roma. Ha contribuito per 20 anni alla Enciclopedia Italiana Treccani. Gli eventi lo hanno portato alla Telecom ed a soggiornare spesso all'estero. Scrive poesie con passione. Ne legge con altrettanta passione. Canta con Ambrogio Sparagna nel Coro Popolare dell'Auditorium di Roma. Ama, riamato.

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