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poesie in viaggio - Sicilia da ebook www.edida.it

Sicilia      a Elvira Sellerio che ci ha fatto sognare                                                                         Viaggiando in lungo e in largo per il mondo  ho incontrato magnifici sognatori uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni: li mantengono, li coltivano, li condividono. Io umilmente a modo mio ho fatto lo stesso.                      Luis Sepulveda          “Il potere dei sogni”. 

Malfa (Eolie, Salina, giugno 2010)
Tripudio di fiori
Distesa di colori
Un angolo di pace  sul mare
La campana suona le ore
Le strade si animano
di rari passanti
presi dalla bellezza del luogo
  e dall’incanto del panorama
  dove l’ibiscus domina trionfante
  nelle sue vivaci tonalità
  duellando con la bouganville 
  il gelsomino  stordisce
  con i suoi provocanti effluvi.

Rinella (Eolie, Salina, 2010)
Un belvedere sul mare
 ma non solo.
Un momento magico
 da tenere fermo nel tempo.
Il sole occhieggia sulle Eolie
Il vento muove la vegetazione e il mare
La scia dell’aliscafo  solca il mare
e lascia chiazze di turchese.                                   Solo a teatro puoi dir la verità                                                        perché è finto (Luigi Proietti)

Luna a Leni  ( Salina, 2010)
Alta sul mare
troneggi regale e muta.
Guardi e ti chiedi
come il panorama
non provochi turbamenti
profondi e languidi
in una serata densa di ciò che
si può desiderare:
magia, serenità, quiete.
Lo specchio di mare
brilla sotto l’incanto lunare
muto in rispettoso silenzio.
                                                         
Gabbiani danzanti (Trinacria, 2008)
Si librano leggeri,
con ritmiche movenze,
nell’aria del primo mattino
sulle note di Mozart.
Danze magiche
su armonie create per loro.
Il vento corrucciato
e il mare increspato
naturale scenario
per mosaici di panorami
dove le tremule coreografie
della macchia mediterranea
sono magici fondali
per intime riflessioni.
La passiflora enigmatica osserva
il gelsomino odoroso occhieggia partecipe
l’ibiscus passionale ammira perplesso
il rustico fico d’india domina lo scenario.
Una nota improvvisa
   da uno strumento mistico dimostra
   che tutto è frutto
   di una mente sublime
   di un disegno sovrannaturale
   che ha pensato
   con perfetta armonia
   spesso incompresa
   da menti umane.
                               Ci si ostina inutilmente a voler trattenere gli spiriti liberi (FrancaValeri)

Principe Filangieri (Palermo, Albergo Orientale, 2008)
Si aggira inquieto tra i saloni barocchi
mentre il vento marino gonfia le tende,
sui balconi di via Maqueda.
Un tintinnio di stoviglie,
un pianoforte lontano,
le feste nelle sale affrescate
nel cortile fatiscente
nella signorile architettura.
Un gatto nero,
forse il principe Filangieri reincarnato,
accoglie premuroso il viandante
e lo accompagna, muto,
sullo scalone dell’uscita, per il saluto di congedo.
Tra palme e ficus,
nell’aria immobile della sera.
muta e misteriosa, ricca di arcane presenze.
La quiete spagnola, mossa da improvvisi gesti,
percepibili solo da chi sente con l’anima. 
                                       
Campagna siciliana (1997)
Un cirneco dell'Etna
vagabonda nel sentiero
 in cerca di prede segrete.
Al limitare del campo
i fichi d'india offrono al sole 
i delicati petali
sporgenti dalle procaci protuberanze.
 marionette misteriose e selvagge
limitano la vigna,
incorniciata da tremule buganvillee.
Due passerotti cinguettano allegri sull'oleandro,
contornato dall'ibiscus e dalla passiflora,
complici di peccaminosi effluvi.

Geuso (Ustica, 1997)
Le mani rosse del contadino
sembrano tradire sanguinosi episodi,
efferati delitti,
ma è solo il colore del gelso
che intride le dita del goloso raccoglitore.
Una gara senza fine: il cesto si riempie
le mani grondano di liquido rosso,
simbolo di misteriosi eventi,
cruenta testimonianza di atti innocui,
la raccolta del pregiato frutto.
        Le cose che contano non si possono contare  da “L’ecosistema” (Albert Einstein)

Il faro vecchio (Ustica, luglio 1997)
Diritto, fiero, assonnato, dimenticato:
il ricordo o la traccia di una favola lontana,
di un racconto per bambini,
per avviarli al sonno notturno.
Il mare si stende a perdita d'occhio,
senza confini, senza barriere
il volo dei gabbiani,
l'incresparsi delle onde, il guizzo di pesci.
Fantasmi di epoche lontane,
di scorrerie saracene,
di amori inconfessabili,
di errabondi viandanti,
di eteree vergini dalle trecce morbide.
Si domanda curioso quando qualcuno
calpesterà nuovamente le sue scale,
guarderà dalle tue piccole finestre
verso l’orizzonte lontano.
Sei ancora lì ad attendere paziente
di far rivivere la tua magica sagoma, 
di fornire un approdo ai naviganti,
un riferimento a chi cerca,
nel buio o da lontano, la tua luce.
                                                                      
Villaggio di pescatori (Ustica, 1996)
Addormentato nel piccolo porto turistico,
testimonianza di scorrerie saracene.
Piccole case di semplice fattura,
dai tetti variopinti,
con le finestre rivolte al mare,
indagano curiose sull'orizzonte,
timorose di scorgere terrificanti predatori.
Dall’alto la luna controlla e protegge,
lontana, fredda, eterea,
muta su un panorama languido,
commentato dallo sciabordio del mare.
                                                      
Colata lavica  (Etna, 1996)
Nera, immenso fiume di terra bruciata,
dalla cima del cratere
arrivi fino alla valle,
testimonianza di infuocati mutamenti.
Ai tuoi lati la vegetazione è lussureggiante,
le ginestre sorridono turgide al sole,
offrendo la loro gialla procacità,
delimitando con i verdi forti cespugli
la tua massa nera ormai immobile.
La statuetta della Madonna indica
che una mano divina ha fermato
l'irruenta e selvaggia furia,
salvando le propaggini di Zafferana Etnea.
                  
Fontane bianche (Siracusa, 1995)
Il banano oscilla languido nel giardino,
la bouganvillea è fiera del suo abito,
impalpabile e seducente,
risate garrule nell'afa pomeridiana.
L'acqua di Ognina è sulle nostre ciglia
e il sapore del salmastro scivola sulle riarse labbra,
desiderose di acqua fresca e di frutta succosa.
Una estate siciliana ricca di fichi d'india,
di arancini, di latte di mandorle,
ma il tempo è fermo nella memoria,
insieme alla visione superba di Caltagirone,
apparsa per magia nella calura estiva,
quasi un miraggio, lassù in alto,
maestosa e incombente,
imprendibile roccaforte
al riparo da incursioni saracene.

Baglio di San Vito Lo Capo (1988)
Una roccaforte chiude e protegge,
tiene e conserva affetti e abitudini
usi e tradizioni.
Come la cascina lombarda,
in una diversa latitudine,
ma con identica struttura.
Differenti dal podere toscano,
aperto sul mondo, in balia dell’estraneo,
fragile alle incursioni, veglia sulla collina,
con la sua immancabile
colombaia, che, muta, curiosa,osserva dall’alto.

        Crescendo perdiamo l’abitudine di ascoltare, di  prestare attenzione a ciò
 che ci circonda per mezzo di tutti i canali a nostra disposizione.

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